Un lunedì di “ordinaria” paura sui mercati azionari

Lunedì 20 settembre, per il mercato USA, è stato il peggior giorno da quasi un anno. Alla chiusura il Dow Jones perdeva l’1,78% ai minimi dell’ultimo mese, l’S&P 500 dell’1,70% e il NASDAQ perdeva il 2,19%. Il sell-off è stato innescato dalle preoccupazioni degli investitori per il possibile fallimento di Evergrande, la pià grande società immobiliare cinese, e dalle aspettative di una riduzione dei programmi di stimolo della Federal Reserve. L’indice di volatilità, il VIX, noto anche come indice della paura, ha raggiunto il livello massimo degli ultimi quattro mesi. A ciò si aggiunge la view degli analisti di Morgan Stanley, che non escludono la possibilità che l’S&P 500 corregga del 20% o addirittura di più.

I problemi di Evergrande Group restano insoluti, la società ha accumulato più di 300 miliardi di dollari di debiti e la scorsa settimana ha riconosciuto la possibilità di essere inadempiente nei confronti dei creditori. I timori sono anche associati al fatto che le eventuali misure intraprese da Pechino potrebbero condurre a un calo dei valori immobiliari nella Cina continentale e a Hong Kong.

Anche i mercati europei e asiatici hanno risposto male. L’indice britannico FTSE 100 è sceso dello 0,9% (minimo da due mesi), il DAX ha perso il 2,3% (il livello più basso dal 19 maggio) e il CAC 40 è diminuito dell’1,7% (minimo di due settimane). L’IBEX 35 ha perso il 2,6% e il FTSE MIB italiano è diminuito dell’1,2%. I settori più colpiti sono stati quello bancario e le azioni delle case automobilistiche. I problemi energetici che sta riscontrando l’Europa aggravano la situazione, il ché dovrebbe rafforzare il rialzo dell’inflazione nel prossimo futuro. In Germania stanno crescendo i timori per i fallimenti delle compagnie di assicurazione sulla vita, 20 su 80 sono sottoposte a una supervisione più stretta dell’autorità di regolamentazione finanziaria BaFin.

Sul fronte materie prime i prezzi del petrolio stanno aumentando lentamente soprattutto a causa dei segnali di carenza di offerta negli Stati Uniti. Gli analisti di ANZ affermano che le aziende globali stanno passando all’olio combustibile per via dell’aumento dei prezzi del gas naturale e del carbone, ma anche a causa delle continue chiusure nel Golfo del Messico a seguito del passaggio dell’Uragano Ida.

Sul fronte valutario segnaliamo un dollaro neozelandese in calo dopo che il braccio destro del governatore della banca centrale ha dichiarato che il prossimo mese potrebbe esserci un aumento del tasso di interesse di 50 punti base. Lo yuan cinese nel frattempo è sceso sui minimi mensili, mentre il dollaro USA e lo yen giapponese continuano a rappresentare un porto sicuro per gli investitori.

Concludiamo evidenziando come il primo ministro canadese Justin Trudeau sia ormai vicino alla vittoria elettorale, ma il partito del premier pare sia destinato a perdere la maggioranza parlamentare.

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